«Ora però passiamo all’esame dei fatti raccontati sotto forma di storia, di quella storia che ha scritto una pagina vergognosa dell’italico agire.» Così termino la presentazione del libro che denuncia un’assurda incongruità legislativa potenzialmente lesiva nei confronti di quanti fanno impresa.
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Parlare di sé è sempre difficile e antipatico. Lo è di più quando cerchi di spiegare a chi legge cosa ti è capitato, il danno che hai subito e quell’ingiustizia che è già realtà per te. La stessa però potrebbe esserlo per molti altri dopo di te. Come, molto probabilmente, ha già arrecato danno a imprenditori che hanno “pagato” l’ignoranza di chi scrive le leggi e di chi le applica senza la capacità di esercitare il suo peso per salvare una fonte di ricchezza: un’impresa.
Parlare di sé ti fa anche sentire solo, è un protagonismo che non si vorrebbe, speri che qualcuno si accorga di ciò che ti capita ma al momento l’unica risorsa è parlare in prima persona, raccontarsi. Inizio quindi a raccontarvi quello che il libro “Imprenditore Disabile macellato dal Fisco italiano” vi narrerà con più completezza.
Sebbene sia un Disabile con un grado di disabilità al 100% faccio impresa dal 16 luglio del 1986. Negli ultimi 30 anni ho creato tre imprese e dato lavoro a dipendenti e a molti fornitori che hanno beneficiato della mia imprenditorialità come ne ha beneficiato l’Italia.
Ho agito facendomi beffa dei miei limiti e all’età di 23 anni ho certificato il passaggio da “soggetto non produttivo” a “soggetto produttivo”.
Come scrivo nel libro non esistono imprenditori Disabili ma solamente Disabili talmente caparbi da poter diventare imprenditori. In un passaggio del libro, nella premessa, scrivo:
Non mi sono mai sentito un imprenditore Disabile, al contrario sento di essere un Disabile caparbio. Un Disabile che volle fortemente raggiungere le proprie mete: questo piuttosto mi ha sempre fatto sentire un imprenditore!
Uno di voi, ma al contrario di quasi tutti voi, una persona che per lavorare ha sempre dovuto scrivere al computer tenendo un pennarello tra i denti e muovere il puntatore del mouse tenendo un trackball sotto il piede sinistro. Un imprenditore come quasi tutti ma con una voglia di essere tale da non essere fermato neppure da quei limiti che sulla carta lo definiscono un soggetto con una disabilità pari al 100%.Dal libro: “Imprenditore Disabile macellato dal Fisco italiano”
Se sei tanto capace da volare a Seoul, nella Corea del Sud, e convincere delle imprese a produrre per te oggetti di altissima qualità che poi venderai a tutto il mondo qualche capacità la devi avere. È difficile pensare di essere capaci solo su determinati fronti, se le capacità ci sono interesseranno tutto il comparto lavorativo. Dai vita a un’impresa che venderà direttamente ai vari collezionisti di modellismo ferroviario sparsi in tutto il mondo. Appartieni con orgoglio a quegli imprenditori che facendo Export rafforzano il buon nome del Made in Italy. Scegli anche dei collaboratori che tu pensi siano di primo livello, questo proprio perché un’impresa che vive per passione non deve essere lesa da forme di ignoranza che la aggredirebbero sul piano finanziario, fiscale e non solo.
L’impresa che tu hai voluto, che hai creato con tanta passione, vive però delle vicende societarie che lo portano a chiudere. Avendo fatto molto Export, il credito IVA è alto. Se tu prima eri il finanziatore di Proto Models S.r.l. e immettevi denaro per la sua vitalità imprenditoriale dopo ti ritrovi a essere il Liquidatore della società che avrà obblighi e diritti relativamente a debiti e crediti. Ciò significa che se l’azienda avesse avuto dei debiti tu saresti stato obbligato a onorarli, ma questo significa anche che se la società vantava dei crediti tu ne eri il beneficiario.
Proto Models S.r.l. chiuse senza avere 1 solo euro di debito. La stessa però vantava un credito IVA superiore a 28 mila euro.
In Italia gli imprenditori sono obbligati a pagare quando devono, lo Stato però paga a proprio comodo. Quando chiudi un’impresa non lo fai perché sei ricco, non lo fai perché l’impresa va bene, chiudi perché non puoi più andare avanti. I soldi che lo Stato ti conserva “al calduccio” starebbero meglio nelle tue mani, quelle stesse che li spenderebbero per mantenere in vita l’attività che diede origine a Proto Models S.r.l.; quell’ultima attività che ti mantiene nel mondo del lavoro come imprenditore e come contribuente della “locomotiva Italia”.
Uno dei dipendenti del tuo Studio commercialistico, una grande persona che nel libro ho ribattezzato come Signor Archimede farà di tutto per essere il più celere possibile e far sì che ritornino a te quei 28 mila e più euro che sono tuoi, che ne hai un bisogno vitale.
Quel grand’uomo del Signor Archimede lavorò talmente bene che la domanda di recupero crediti di Proto Models venne protocollata con il numero 2 di quell’anno dall’Ufficio delle Entrate.
Per farla breve, dopo aver supplicato che l’Ufficio delle Entrate si desse una mossa, riceviamo dallo stesso una richiesta di integrazione di documenti; richiesta lecita a cui rispondiamo immediatamente. Da parte mia come Liquidatore c’era la piena disponibilità a soddisfare quelle regole che in questo caso venivano ricordate dai funzionari dell’Ufficio delle Entrate.
Proto Models spedì sempre autonomamente i propri prodotti avvalendosi di UPS. Dovendo però liquidare un grande stock ebbe bisogno di avvalersi di una struttura esterna che confezionasse le merci su pallet e poi provvedesse alla spedizione. Fu così che la società si affidò al centro Mail Boxes Etc. di Ivrea.
Un carosello di situazioni negative fece sì che: la gestione di MBE cambiò, fece sì che il CMR della spedizione gestita da BRT S.p.a. – ex Bartolini – non giungesse mai, fece sì che i puntuali controlli dello studio commercialistico, nonché i miei, non si accorgessero che non era mai giunto il CMR relativo alla spedizione.
In questo carosello di “sfiga” – scusate il termine – è d’obbligo richiedere al fornitore – che per altro non era il nostro ma di MBE, che però chiuse – il documento conforme all’originale così come la legge impone quando lo si smarrisce o viene distrutto accidentalmente.
Ecco, a questo punto l’imprenditore e contribuente Carlo Filippo Follis si accorge che qualcosa non funziona a livello legislativo. Quello Stato, quel Fisco, che ti obbligano a conservare per diversi anni i documenti è lo stesso che legittima la distruzione dei CMR emessi dai corrieri, dai vettori, come BRT S.p.a.
Mi trovai quindi nell’assoluta impossibilità di ricostruire un documento attestante l’avvenuta esportazione di una vendita del valore di 55 mila euro.
Ciò significa che l’Ufficio delle Entrate deliberò un diniego pari a quanto non vollero ritenere come reale, quindi si perse l’equivalente IVA calcolato sulla base di un imponibile di 55 mila euro. A nulla valsero tutte le prove relative alla giusta vendita, non valse a nulla produrre tutta la tracciabilità bancaria, non valse a nulla dimostrare che l’acquirente stava ancora vendendo – con tanto di sito web – l’oggetto del negozio giuridico, nulla poté convincere l’Ufficio delle Entrate che la spedizione partì dall’Italia per giungere in Francia. Neppure la lettera di BRT S.p.a. con gli adesivi riferiti ai diversi pallet bastava a dichiarare la presa in carico della merce e relativa consegna su suolo francese.
Tutto gravitava atto a quel CMR che BRT S.p.a. non fu più in grado di riprodurre per due differenti motivi:
- Lo Stato concede a BRT S.p.a. – come a tutti gli spedizionieri – di distruggere sia il formato cartaceo che elettronico dei CMR emessi.
- BRT S.p.a. – a differenza di altri spedizionieri più accorti e vicini ai loro clienti – distrusse quello che in realtà avrebbe potuto mantenere anche solo a livello elettronico per poi ristamparlo in caso di necessità da parte del cliente. In questo caso BRT ha peccato di ingenuità, non ha sbagliato intenzionalmente anche perché semplicemente si è avvalsa di una normativa che non ha scritto lei. Tuttavia, altri spedizionieri non distruggono i propri archivi CMR poiché sanno l’importanza che questo documento ingiustamente ha in un contesto di certificazione relativo alla movimentazione delle merci. A prova di quanto scritto vi fu l’immediata efficenza della Sig.ra Tina di Magazzini Generali della Brianza che fu in grado di fornirmi nel giro di 30 minuti una copia conforme di un vecchio CMR; questo a sola dimostrazione che spesso all’ignoranza dello Stato si aggiunge una scarsa lungimiranza imprenditoriale, che dovrebbe essere di chi invece ha il ruolo di conoscere e prevedere le esigenze dei propri clienti.
A questo punto avrete capito che vi fu un diniego relativamente all’IVA riferita alla vendita fatta su suolo francese e pari a 55 mila euro.
Questo è il primo danno finanziario che per un’economia morente si rivelò letale!
Siccome la stupidità è molto più incisiva e produttiva dell’intelligenza, a questo punto bisogna valutare la seconda parte del danno.
Se tu come imprenditore sei messo all’angolo e sei costretto ad accettare quel diniego perché non hai soldi e tempo per aprire una vertenza contro l’Ufficio delle Entrate, l’unica cosa che ti resta da fare è accettare quell’elemosina che in un secondo tempo ti dichiarerà “evasore fiscale”. Proprio così, avete capito bene!
In virtù del fatto che siete stati obbligati a lasciarvi rapinare, in automatico, siete imprenditori che dichiararono il falso in base a una dichiarazione IVA non veritiera. Non siete ladri in quanto avete rubato, siete ladri in quanto impossibilitati a difendervi e a dimostrare il contrario.
Ricevo quindi a casa una busta di colore verde che mi chiede di versare un importo superiore a 11 mila euro in virtù di un accertamento che semplicemente evoca il diniego di cui sopra.
Questo è il secondo danno finanziario che per un’economia morente si rivelò letale!
Io, ma potreste essere anche voi, sono diventato “evasore fiscale” su precisa programmazione dello Stato e del Fisco italiano.
Si parla molto di evasione fiscale in Italia. Sicuramente è una piaga. Quello che però ora mi chiedo è se lo scrivente rientra nei numeri che portano alle cifre da capogiro di chi evade in Italia.
Attenzione: c’è una bella differenza fra chi risulta evasore perché di fatto evade e chi risulta, comunque evasore, ma solo perché la complicità di uno Stato e di un Fisco, gestito da incompetenti ed esaltati, prima ti definisce bugiardo e poi evasore.
Non bastò chiedere all’Ufficio delle Entrate e alla Guardia di Finanza come poter risolvere il problema di un CMR mancante.
Se decidi di scrivere un libro che denuncia una simile situazione è perché o sei pazzo o sei talmente onesto da rifiutare in forma assoluta che degli incompetenti ed esaltati ti mandino in pensione bollandoti come evasore.
Ci preoccupiamo tanto di avere dei politici onesti al Governo. Sicuramente il politico onesto esiste sebbene sia più facile imaginare che a ricoprire certe cariche possa indurre il soggetto ad “approfittare di golose opportunità”.
Volendo sposare in forma generalista – ma senza accusa – un luogo comune che vede i politici come ladri, io non mi preoccuperei tanto di quanto possano “mangiare” durante il loro mandato; mi preoccuperei piuttosto di accertarmi che chi viene pagato, e magari mangia, abbia però anche delle capacità professionali dichiarate e comprovabili tanto da poter sedere su quelle poltrone così comode dalle quali qualcuno un giorno sottoscrisse che il vettore poteva distruggere i propri CMR dopo 1 anno e 1 mese dalla loro emissione.
Un politico è come un libero professionista, è caro solo se non sa fare ciò che deve. Questa vicenda, quanto scrivo nel libro, dichiara senza ombra di dubbio che gli italiani hanno già anche speso troppo…
Se siete dei giornalisti, se ne conoscete, se siete persone influenti che conoscono il mondo dei media e dello spettacolo, fate cortesemente girare questa notizia. Ve lo chiedo perché ho bisogno che qualcuno si accorga di me che, in quanto Disabile, non ho neppure potuto darmi fuoco difronte al cancello dell’Ufficio delle Entrate.
Datemi l’opportunità di giungere ai media e di trovare una soluzione a un problema che possono vivere anche gli imprenditori delle zone terremotate che con le attuali leggi non potranno mai ricostruire gli archivi dei loro uffici. L’Italia è un Paese ricco di risorse e di prodotti eccellenti quindi è presumibile immaginare che da Nord a Sud e da Est a Ovest vi siano stati, e vi siano, imprenditori alluvionati, terremotati, che hanno visto l’ufficio in fiamme o distrutto in altra maniera ma che facevano, o fanno ancora, Export.
Se oggi non mi aiuterete a giungere ai media non cambierà nulla, non valgo nulla, nessuno si accorgerà di un’impresa in più che manca e non ci sarà quel clamore che invece ci dovrebbe essere. La cosa triste però sarà che io sarò stato “macellato” invano e semplicemente avrò mantenuto aperta la strada per il prossimo che diventerà carne da macello: quel prossimo è probabilmente fra di voi, fra quelli che potevano agire a sostegno di un collega o comunque di chi ha contribuito a far sbuffare la “locomotiva Italia”.
Renderò disponibili ai giornalisti che vorranno scrivere di questa storia i documenti che attestano la veridicità di quanto affermo nel libro e ribadito in questo articolo.
Perdere del denaro è grave, sentirsi abbandonati è peggio!
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